‘Mille splendidi soli’ è un altro viaggio, dopo ‘Il cacciatore di aquiloni’ Hosseini mi ha riportata in un mondo fatto di emozioni devastanti.
Un Afghanistan crudo, straziante pervaso da una indomita speranza. Un libro dolorosamente meraviglioso.
L’autore ci racconta la storia di due donne che hanno diviso una vita e molto altro. Due donne profondamente diverse con un destino tristemente tracciato.
Anni drammatici che noi, lontani da quella realtà, abbiamo conosciuto dalla fredda narrazione dei telegiornali, violenza disumana che restava (e resta tuttora) sugli schermi per qualche minuto, il tempo di sconcertare, poi si cambia canale e ciao.
Hosseini ha la capacità di dettagliare soprusi e mancanze umane con una delicatezza incredibile.
Miriam e Laila sono fiori preziosi a cui sono stati strappati i petali, uno a uno, con movimenti arrabbiati, ruvidi, apparentemente inenarrabili. Loro due, anime innocenti, occupano queste pagine con la pienezza di una poesia.
Un libro che lascia tanto, un libro che non mi ha permesso di prendere fiato, come quando sai che stai ricevendo un dono prezioso fatto di parole sussurrate. Un libro che riporta alla dannata consapevolezza che le donne vengono ancora viste, in determinate culture, come esseri inferiori. Come se la guerra non bastasse.
Donne massacrate, spezzate, nascoste. La cosa che più colpisce è che nulla è passato. Tutto è maledettamente attuale.
400 pagine di altalena tra rabbia, compassione, paura e tanta speranza.
Le nostre protagoniste hanno uno spessore che scavalca le pagine e colpisce, un morso allo stomaco. Ho ammirato il coraggio di coloro a cui è stato tolto tutto e con il niente hanno vissuto una vita degna e profonda.
Ci sono sfaccettature e riflessioni che vanno oltre il raccontato, che toccano corde delicate che fanno decisamente male.
Vi ho lasciato qui poche parole, lo so, imperdonabile, ma credetemi, questo libro è qualcosa da interiorizzare.
Un libro che si legge con il cuore.
E voi, quanta voglia avete di sperare?