Sarà che ho la diplomazia di Terminator, che basta uno sguardo e si capisce che ti odio, sarà che mi passano i vaffanculo sulla fronte che nemmeno i neon di Times Square, sarà che lei la trovo bellissima e imperfetta, totalmente umana, sarà quel che sarà The Diplomat, serie Netflix, alle prime battute mi ha conquistata.
Lei per me è quella bionda del video Always di Bon Jovi e resterà ‘lei’ in eterno.
Ma volto pagina e dico che Keri Russell la trovo davvero magnifica in questo ruolo. Incurante di quei capelli sempre disordinati, che poi sta da Dio, odia le persone, ha più palle di un locale di bowling e sa quello che dice. E in tutto ciò il suo essere è pervaso da paure, insicurezze e determinazione. Che farcela, o provare a farcela, non è per chi ha tutte le risposte ma per chi si fa tante domande.
La storia è interessante, quella tensione che ti lascia sul finale, tra la fine di una puntata e la successiva. Non l’ho finito, no, ma so che mi piace e quindi lo dico, il blog è mio e faccio un po’ come mi pare. 🙂
Sì, sto anche leggendo e a breve arriverà la recensione del thriller che mi sta facendo compagnia tra le millemila e più cose che occupano la mia testa al momento.
Ma qui siamo ad altro, The Diplomat ha questo ritmo che mi solletica, questi dialoghi serrati, questo casino ‘politico’ sempre attuale che mi fa capire che no, io e la diplomazia non siamo parenti.
E poi adoro tutto, dagli abiti, sobri che più sobri non si può, alla formalità che nei momenti opportuni diventa caos puro. Non è una serie da wow è una serie che sa di qualcosa di meno patinato e più concreto. Credo mi abbia preso per questo.
Insomma un prodotto che ha qualcosa di intrigante e una donna che non è la solita noiosa gnegnegne tutta tacchi e trucchi.
Ok, la smetto, che ho qualcosa da guardare, qualcosa da leggere e qualcosa a cui pensare.
Alla prossima puntata:)